Diritto alla Bellezza

Musica e Relazione per
la
Costruzione di Comunità

Da sempre credo che la cura e la musica parlino la stessa lingua: quella dei corpi che si incontrano, delle emozioni che cercano forma, dei silenzi che sanno dire tutto.

Nella mia esperienza di psicoterapeuta, ho imparato che ogni relazione di aiuto è, in fondo, una composizione a due voci — e che la dissonanza, a volte, è solo una forma più complessa di armonia.

Alla Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia porto questo sguardo: intreccio la dimensione psicologica con quella artistica, per costruire spazi in cui la fragilità non sia un ostacolo, ma un modo diverso di vibrare.
Mi piace pensare che, nel piccolo caos sonoro dei nostri laboratori, succeda qualcosa di simile a ciò che accade nella vita: si parte in ordine sparso, si inciampa, si ride, e poi, a un certo punto, si trova un ritmo comune.
Non perfetto, ma vivo.

Perché la musica — come la cura — non serve a togliere le stonature, ma a farle danzare dentro un’armonia più grande.

Vulnerabilità e possibilità

Ci sono persone — bambine, bambini, adolescenti, donne e uomini — che vivono condizioni di vulnerabilità: perché attraversano situazioni di disagio o disabilità fisica, psichica o mentale; perché appartengono a contesti di povertà economica o culturale; o perché provengono da percorsi migranti e di esclusione sociale.

Quando questo accade nell’infanzia o nell’adolescenza, la fragilità individuale si intreccia con quella del sistema: la scuola, pur rappresentando un luogo di potenziale inclusione, fatica spesso a contenere le emergenze di una società in costante cambiamento.

In età adulta, soprattutto per chi vive una forma di disabilità, il rischio maggiore è l’isolamento. Venendo meno la struttura scolastica, si perdono anche molte delle occasioni di incontro, relazione e partecipazione che alimentano la vita.

Musica e disabilità: un linguaggio che include

Nel corso della storia, la disabilità è stata raccontata in molti modi: come segno divino o colpa, come diversità da tollerare o invisibilità da nascondere.

Eppure, ogni volta che la disabilità è stata riconosciuta come una possibilità dell’essere umano — e non come una deviazione dal “normale” — l’arte, e in particolare la musica, è emersa come linguaggio di relazione e di appartenenza.

La musica è un ponte: mette in comunicazione mondi diversi, restituisce presenza, crea comunità. È uno spazio in cui ciascuno può riconoscersi ed essere riconosciutə.

La Differenza

Testo di Emanuela De Bellis
ispirato a una poesia di Mariangela Gualtieri.

Legge Caterina Shulha.
Il brano "By this river", di Brian Eno, è eseguito dall'Orchestra Ravvicinata del Terzo Tipo.

La Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia

Da anni la Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia porta avanti un sogno semplice e profondo: rendere la cultura musicale un bene accessibile, condiviso, vivo.

Da questa visione è nato Nessuno Escluso, un insieme di percorsi pensati per bambine, bambini e adultə, dove la musica diventa terreno di incontro e cooperazione.

Oggi Nessuno Escluso non è più un dipartimento a sé: è un modo di pensare, un canale che attraversa ogni attività della scuola, una prospettiva che supera il concetto di “inclusione” per orientarsi alle risorse di ciascuno e di ciascuna, valorizzando le differenze come possibilità.

Laboratori che accolgono

Nei laboratori musicali della scuola, il percorso conta più del risultato. Non si punta alla performance, ma all’esperienza condivisa: alla costruzione di competenze espressive, relazionali e affettive.

L’insegnante ha il ruolo di facilitatore o facilitatrice: propone stimoli, osserva, accompagna. L’obiettivo è favorire relazioni orizzontali, dove la cooperazione e la scoperta reciproca diventano strumenti di crescita comune.

La musica, così, diventa un linguaggio che permette a ognunə di partecipare, sperimentare e trovare la propria voce nel gruppo.

La metodologia Orff-Schulwerk

La metodologia Orff-Schulwerk, utilizzata da insegnanti e operatrici e operatori della scuola, accoglie ogni proposta come parte del processo creativo.

Non esiste “errore”: ogni risposta nasce da un sentire autentico e contribuisce alla costruzione collettiva dell’esperienza.

In questo modo, la musica si fa gioco, scoperta, creazione: un ritorno al sentito, al simbolico, all’espressione che unisce mente, corpo e relazione.

Lo sportello di accoglienza

Chiunque si avvicini alla scuola può richiedere un incontro allo sportello di accoglienza.

È uno spazio di ascolto dedicato a raccogliere desideri, bisogni, curiosità. Insieme, costruiamo un percorso musicale su misura, che tenga conto delle risorse individuali e delle possibilità del gruppo.

Il cammino di ogni persona viene poi accompagnato e monitorato in collaborazione con gli e le insegnanti, affinché la musica resti un’esperienza di benessere, partecipazione e crescita.

A chi è rivolto

Lo sportello è pensato per chiunque necessiti di un’attenzione in più: non solo persone con disabilità o situazioni seguite dai servizi sociali, ma anche per chi attraversa momenti di fragilità più sottili, meno visibili ma altrettanto reali.
Perché la musica, come la cura, nasce sempre dall’ascolto.

Comunità e scambio

La Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia è una comunità viva, dove la musica diventa terreno di incontro e partecipazione.

La Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia è una comunità viva, dove la musica diventa terreno di incontro e partecipazione.

Alcuni di questi momenti li conduco o li condivido personalmente, portando uno sguardo psicologico ai temi della relazione, della cooperazione e della partecipazione.

In questa sezione puoi trovare i contributi video più significativi, per continuare a riflettere insieme, anche a distanza.

Musica e cura: un ponte possibile

All’interno della scuola, il mio ruolo è quello di un ponte: tra la musica e la psicologia, tra la fragilità e la possibilità.

Il mio compito è accogliere le storie, ascoltare i bisogni, trasformarli in percorsi che possano far emergere, attraverso la musica, il potenziale espressivo e relazionale di ogni persona.

Credo che l’arte e la cura si incontrino proprio qui — nel luogo in cui l’esperienza individuale diventa collettiva, e la differenza si trasforma in risorsa.

Dal Blog

Contattami

Privacy*

Emanuela De Bellis

Psicologa Psicoterapeuta

Sezione A dell'Albo dal 14/12/2009 con il n. 17439
Roma Monteverde
Centro Psicologico Monteverde
via Giovanni Stefano Roccatagliata, 4
Roma Tuscolana
Studio Melis
via Appia Nuova 421
P. IVA 11633011009