Alla Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia porto questo sguardo: intreccio la dimensione psicologica con quella artistica, per costruire spazi in cui la fragilità non sia un ostacolo, ma un modo diverso di vibrare.
Mi piace pensare che, nel piccolo caos sonoro dei nostri laboratori, succeda qualcosa di simile a ciò che accade nella vita: si parte in ordine sparso, si inciampa, si ride, e poi, a un certo punto, si trova un ritmo comune.
Non perfetto, ma vivo.
Perché la musica — come la cura — non serve a togliere le stonature, ma a farle danzare dentro un’armonia più grande.
Quando questo accade nell’infanzia o nell’adolescenza, la fragilità individuale si intreccia con quella del sistema: la scuola, pur rappresentando un luogo di potenziale inclusione, fatica spesso a contenere le emergenze di una società in costante cambiamento.
In età adulta, soprattutto per chi vive una forma di disabilità, il rischio maggiore è l’isolamento. Venendo meno la struttura scolastica, si perdono anche molte delle occasioni di incontro, relazione e partecipazione che alimentano la vita.
Testo di Emanuela De Bellis
ispirato a una poesia di Mariangela Gualtieri.
Legge Caterina Shulha.
Il brano "By this river", di Brian Eno, è eseguito dall'Orchestra Ravvicinata del Terzo Tipo.
Oggi Nessuno Escluso non è più un dipartimento a sé: è un modo di pensare, un canale che attraversa ogni attività della scuola, una prospettiva che supera il concetto di “inclusione” per orientarsi alle risorse di ciascuno e di ciascuna, valorizzando le differenze come possibilità.
Nei laboratori musicali della scuola, il percorso conta più del risultato. Non si punta alla performance, ma all’esperienza condivisa: alla costruzione di competenze espressive, relazionali e affettive.
L’insegnante ha il ruolo di facilitatore o facilitatrice: propone stimoli, osserva, accompagna. L’obiettivo è favorire relazioni orizzontali, dove la cooperazione e la scoperta reciproca diventano strumenti di crescita comune.
La musica, così, diventa un linguaggio che permette a ognunə di partecipare, sperimentare e trovare la propria voce nel gruppo.
La metodologia Orff-Schulwerk, utilizzata da insegnanti e operatrici e operatori della scuola, accoglie ogni proposta come parte del processo creativo.
Non esiste “errore”: ogni risposta nasce da un sentire autentico e contribuisce alla costruzione collettiva dell’esperienza.
In questo modo, la musica si fa gioco, scoperta, creazione: un ritorno al sentito, al simbolico, all’espressione che unisce mente, corpo e relazione.
È uno spazio di ascolto dedicato a raccogliere desideri, bisogni, curiosità. Insieme, costruiamo un percorso musicale su misura, che tenga conto delle risorse individuali e delle possibilità del gruppo.
Il cammino di ogni persona viene poi accompagnato e monitorato in collaborazione con gli e le insegnanti, affinché la musica resti un’esperienza di benessere, partecipazione e crescita.
Lo sportello è pensato per chiunque necessiti di un’attenzione in più: non solo persone con disabilità o situazioni seguite dai servizi sociali, ma anche per chi attraversa momenti di fragilità più sottili, meno visibili ma altrettanto reali.
Perché la musica, come la cura, nasce sempre dall’ascolto.
Alcuni di questi momenti li conduco o li condivido personalmente, portando uno sguardo psicologico ai temi della relazione, della cooperazione e della partecipazione.
In questa sezione puoi trovare i contributi video più significativi, per continuare a riflettere insieme, anche a distanza.